23 Marzo
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Non l’ho trattata davvero male.
La vecchietta dal fruttivendolo.
Cioè sì.
Intendo, le ho solo detto in tono perentorio che c’era una fila da rispettare.
Non capisco quale sia il problema.
Eravamo io, Pietro, B, P e altre due persone dietro di noi. Ho sentito i loro sguardi penetrarmi la nuca.
Vorrei poter dire che la signora era una di quelle vecchiette insopportabili, acide, isteriche, viziate, pronte a tutto pur di arrivare per prime al banco delle fragole. Ma no. Era piuttosto una signora anziana esile, delicata, con i capelli bianco latte a caschetto, lisci, non in ordine, ma belli da guardare. Indossava una camicia a fiorellini con sopra un maglioncino di lana grigio, leggermente infeltrito, ma non abbastanza da farla sembrare sciatta, e una gonna un po’ sformata. Non ho notato le scarpe, ma le immagino tipo pantofole ergonomiche. Le avrà comprate in un negozio di prodotti ortopedici, di quelli in cui entra nessuno, se non per chiedere un’informazione, sempre allo stesso signore piccolo, canuto, uguale in tutto il mondo.
Indossava una mascherina, calata su un lato, come se le stesse grande o le desse fastidio. Mentre le parlavo ha arricciato gli occhi azzurri, come a dire che non mi aveva capito, obbligandomi a ripetere la mia frase, in modo che potessero sentirla anche quelli che avevano sperato di aver capito male.
La vecchietta si è incurvata sulle spalle, ha iniziato a guardare a terra, scusandosi con un filo di voce.
Ho forzato un sorriso e le ho detto che poteva passare tranquillamente, che volevo solo avvertirla. Il pakistano al banco della frutta ha subito iniziato a servirmi, ma io la frutta non la volevo più, volevo solo tornare indietro di dieci minuti.
Sei sicura, Alice? No, dico, pensaci un attimo. La vuoi dire davvero questa cosa?
Che mi prende?
Io non ho mai fatto una cosa simile, neanche con le vecchie stronze. Quelle con la faccia piena di botulino e filler che a settant’anni vanno tutti i giorni in palestra e si allenano per tre ore consecutive tra Zumba, V-Pump, TRX e Pilates e ne escono riposate e con la piega perfetta. Quelle vestite firmate dalla testa ai piedi, con i capelli perfetti e i week end in villa all’Argentario. Quelle che se il tuo cane sfiora una loro scarpa vanno su tutte le furie. Quelle che il carrello è il loro, il parcheggio è loro, la strada è loro, l’aria è loro, il toy boy è loro. Dove sono quelle? Perché proprio oggi, davanti a me, doveva arrivare l’incarnazione di Nonna Papera? Guardo le persone anziane sulle panchine, che se ne fregano del lock down e si tengono stretto il diritto di fissare i cantieri e di essere i primi bersagli di questo virus, senza essere sepolti in casa prima del tempo.
Sto esagerando?
Ma sì. Sto esagerando.
Rendiconto spese delle ultime due settimane.
250 euro: spesa Pim.
180 euro: spesa a domicilio Coop.
200 euro: spesa Pim.
120 euro: fruttivendolo.
600 euro: aspirapolvere di ultima generazione.
245 euro: cibo e accessori per P e B.
30 euro: pacco da 40 gomitoli di lana multicolore.
30 euro: siero per il viso a base di vitamina C e acido ialuronico.
115 euro: light ring per selfie.
80 euro: tinta per capelli rosso rame chiaro.
15 euro: kit per l’estensione delle ciglia.
I lavori di Pietro sono stati annullati tutti.
Tra una settimana sono ufficialmente disoccupata.
Faccio la pasta al forno, perché così ha fatto Sabrina, e mi è venuta voglia.
Ci metto il ragù di soia? Di sicuro le uova sode.
Mia madre ha 75 anni e soffre di bronchite asmatica da anni.
Mio padre non si ricorda più le cose.
Vivono a Cassino, da soli e isolati.
Le autostrade sono chiuse.
Ci sono i posti di blocco ai caselli.
Questa pasta al forno verrà una bomba.
Teresa Federico